CAMILLO PORZIO (1525-1580)

CAMILLO PORZIO, nella sua La congiura dei Baroni del regno di Napoli contra il re Ferdinando I, edito da Paolo Manuzio, Roma, 1565 ci descrive la situazione del Rgno di Napoli e ne evidenzia i mali atavici: gli scontri tra potere centrale e locale che ancora caratterizzano quelle terre nonchè tanti aneddotti di vita quotidiana di solite irriconoscenze ed intrighi.

Testo in lingua originale

Testo in limgua corrente

Il duca di Calabria figlio di Re Ferdinando D’Aragona manda il Pontano a trattare, con successo, la pace con i Papa; Nulla da parte dei reali viene riconosciuto al Pontano che si vendica dedicando loro l’Asino d’Oro vale a dire il Dialogo dell’Ingratitudine

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"(…) Nondimeno Innocenzo pensò con la pace non solamente conservare sé, ma le ragioni alla chiesa e gli stati a Baroni; perché di agosto 1486 con queste condizioni la firmò: che il re di Napoli riconoscesse la chiesa per superiore, pagasse il censo consueto, e li Baroni e comunità del suo regno per cagione di quella guerra si rimanesse di molestare. Accettolla a nome di Ferdinando il Pontano, uomo di molta eloquenza, e delle lettere che dicono umane assai benemerito (…) ma il duca, delle lettere poco amico, e dei benefici ricevuti sconoscente, non lo favorì appo il padre re, come doveva ed avrebbe potuto: da che provocato l’ambizioso vecchio, compose il dialogo dell’ingratitudine, dove, introducendo un asino dilicatamente dal padrone nudrido, fa ch’egli in ricompensa lo percuota co’ calci."

Il duca di Calabria figlio di Re Ferdinando D’Aragona manda il Pontano a trattare, con successo, la pace con i Papa; Nulla da parte dei reali viene riconosciuto al Pontano che si vendica dedicando loro l’Asino d’Oro vale a dire il Dialogo dell’Ingratitudine

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Papa Innocenzo pensò che con la firma della pace avrebbe conservato il suo posto, le ragioni della chiesta e il potere dei Baroni; nell’agosto del 1486 la firmò con queste condizioni: il Re di Napoli avrebbe riconosciuto la superiorità della Chiesa, pagato il tributo feudale e smesso di molestare i Baroni e le loro comunità. La pace fu accettata, a nome di Ferdinando, dal Pontano, uomo di grande eloquenza e benemerito conoscitore della cultura umanistica (…) ma il duca, poco amico della cultura letteraria, e mai riconoscente dei benefici ricevuti, non lo favorì nei confronti del Re suo padre, come avrebbe potuto: per questo l’ambizioso vecchio Pontano, compose il dialogo dell’ingratitudine dove narra di un asino che, delicatamente nutrito dal padrone, ricompensa quest’ultimo con i calci”

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